Giorni di storia, tradizione e culto religioso; giorni in cui piccoli quartieri tornano a riempiersi di luci, colori e profumi: racchiude questo e molto altro la festa di San Biagio, vescovo martire e protettore della gola che viene celebrato il 3 febbraio di ogni anno.
La festa, oltre che in molte città italiane, è particolarmente sentita a Salemi, piccola cittadina siciliana dove San Biagio è compatrono.
Si narra infatti che nel 1542, Salemi fu invasa da cavallette che distrussero i raccolti, portando carestia e fame; la liberazione da tale flagello fu visto come la risposta del Santo alle tante preghiere che gli erano state rivolte e, da allora, la popolazione salemitana lo celebra nel miglior modo in cui arte e tradizione sono un tutt’uno: in cucina. Una cucina fatta di pasta di pane non lievitata, lavorata in maniera minuziosa e cotta in forno: cuddureddi (simbolo della gola) e cavadduzzi (cavallette) prendono così vita tra le abili mani che li compongono e, dopo esser stati benedetti, vengono distribuiti a coloro che accorrono da ogni angolo della città.
Cuddureddi e cavadduzzi nascono quindi da una semplice unione di farina e acqua che vengono impastate con un antico attrezzo chiamato sbria; i cuddureddi hanno la forma di un anello e vengono lavorati a colpi di mucacia che rilascia i segni della sua dentellatura, i cavadduzzi invece hanno forme diversificate e vengono creati con l’aiuto di un coltellino.

Cuddureddi

Cavadduzzi
Un’arte antica insomma che si tramanda da generazione in generazione e che racchiude devozione, storia e cultura.
0 commenti